martedì 26 settembre 2017

Samara Morgan e i Cerchi che si chiudono

Non ricordo con precisione quando è uscito da noi (forse nei primi mesi del 2003), ma c'è un fatto di incontrovertibile verità: The Ring di Gore Verbinski mi ha cambiato la vita. Non so se in meglio ma è la pellicola che mi ha dato la spinta definitiva ad interessarmi all'horror e a viverlo con soddisfazione. Prima vivacchiavo di trailer e action figure mostriformi, ma stentavo nel vedere film horror perchè ne avevo paura. Samara Morgan ha sdoganato tutto, poco importa se prima sono venuti Sadako e Hideo Nakata.
Per primo ho visto il film di Verbinski e ricordo ancora il vago terrore, al cinema, che sul finale, è diventato paranoia. Per una settimana (“Sette giorni...” direbbe la cara ragazza) ho avuto timore che il televisore in salotto si potesse accendere da solo. Questo panico, questa angoscia la devo a Gore Verbinski, allo sceneggiatore Ehren Kruger e alle loro capacità nel saper infondere suspense e orrore in una storia altrimenti abbastanza classica e forse scontata. La solita maledizione rancorosa aggiornata in tempi (non più) tanto moderni.
Questo tipo di film horror e più o meno, se non con la stessa qualità e energia, la stessa paura li ho ritrovati un po' in Unfriended e in Friend Request. Due esempi , questi sì modernissimi, di film che cercano di incutere paura per la tecnologia e per me un po' ci sono riusciti.
Ma non mi dimentico delle mie giornate ansiogene, quando, seppur con un po' di divertimento, guardavo la tivù per controllare se Samara potesse fare capolino e trascinarmi in chissà quale aldilà lovecraftiano e buio.

Poco importa se il secondo film, ad opera di Nakata, è meno “technology oriented” e se il tardo terzo capitolo film di Gutierrez non è “fresco” come il primo. Non posso scordarmi di Naomi Watts, che per come la vedo io nei primi due film fa uno dei ruoli più incantevoli della sua carriera. Come non posso scordarmi di quei capelli lunghi, di quel corpo pixelloso che usciva nel mondo attraverso una stanza asettica, prendendosi una vita.

lunedì 25 settembre 2017

February: Una recensione a freddo per un film gelido

Riassumere l'opera prima di Oz Perkins (figlio di Anthony Perkins) non è il mio primo obiettivo, bensì lo è cercare di spiegare i motivi per cui non sono riuscito ad addormentarmi facilmente stanotte, dopo aver visto questo film.
Motivi che riconducono a qualcosa di atavico, di antico, vecchie paure che ognuno di noi si porta dentro per generazioni.
Raccontare la storia di tre ragazze che vivono in una scuola cattolicissima può far pensare alla classica storia di formazione tramite l'orrore. Niente di più sbagliato, in questo caso: February ha una struttura molto asettica, si parla poco, molto vien dato dagli sguardi e dalla regia che spessissimo indugia su una quotidianità disperata, solo apparentemente normale.
Ma anche quando imperversa la natura horror del film, Perkins non si stacca da un'estetica che rende tutto molto ambiguo e quindi estremamente perturbante.
Per quanto ci siano situazioni chiaramente in odore di zolfo, non ci troviamo di fronte al solito clone di The Exorcist.
Sono rimasto molto colpito in particolar modo da Emma Roberts, che già rendeva molto bene nel genere, qui secondo me nel ruolo di Joan si è superata. Senza nulla togliere niente alle altre due attrici protagoniste, Kiernan Shipka e Lucy Boynton. Del resto loro sono la forza espressiva del film, l'ancora sul quale poggia tutta la storia.
Una storia che per una volta fa paura sul serio e sa turbare.

lunedì 4 settembre 2017

Twin Peaks è dentro di noi

Spoiler elettrici disseminati in ogni logg..luogo


Nell'oscurità di un futuro passato il mago desidera vedere. Un uomo canta una canzone tra questo mondo e l'altro. Fuoco cammina con me.

Cito le parole di MIKE. Perchè lo faccio? Semplice, perchè secondo me queste parole sono un po' la chiave di lettura di Twin Peaks. Tutto, a partire dalla serie classica alla terza, visionaria stagione, appena terminata.
Si è partiti con una serie dall'impianto apparentemente mystery , che pian piano è finito per sfociare nella seconda stagione in un teso crescendo all'insegna del weird, del soprannaturale.
Tra nani ballerini, donne del mistero, incarnazioni umane di demoni, possessioni...non si può dire che Lynch e Frost non si siano sbizzarriti nell'immaginare cose strane, talvolta inquietanti o divertenti.
Da “Chi ha ucciso Laura Palmer?” Lynch e Frost han moltiplicato le domande da porsi, domande che poi in questa ultima stagione sono diventate tante.
Qualcuna ha avuto risposta, altre sono rimaste incasellate nella mente di Lynch e non avremo risposta, lui ci offre solo suggerimenti, immagini a cui appellarsi. Vuole che ci costruiamo la nostra Twin Peaks, rimarremo intrappolati nella Twin Peaks che desideriamo, così come la ragazza da salvare è destinata a non poter esser salvata, che si chiami Carrie Paige o Laura Palmer.
Dopo essersi svegliato ed essere uscito dall'involucro Dougie, Dale Cooper ha sì acquisito nuova consapevolezza ma si è anche avventurato in una nuova possibile era di terrori e dubbi.
Laura, la donna misteriosa, la ragazza che ha perso sé stessa per colpa del demone BOB (e non solo, oramai l'abbiamo intuito), la reginetta della scuola è cresciuta ma quando Dale fa per toglierla al suo destino tragico, non fa altro che scombinare l'universo di Twin Peaks. La città ma anche il modo di vedere di noi spettatori.
Ha scombinato tutto, Lynch. Ci ha ingannati con stile, facendoci credere di darci delle risposte ma allo stesso tempo ha aggiunto altri misteri e inquietudini che mai ci sazieranno, in un loop come quello a cui è probabilmente condannato anche il povero Dale, diventato una sorta di novello Jeffries, perduto per aver tentato di trovare Judy. Lei, il Male Profondo, altro che BOB. Altro che tulpa o doppelganger.
E quell'urlo finale di Laura mi rimarrà più impresso mille volte di più di Dale che fa a testate con lo specchio del bagno, chiedendo beffardamente come stia Annie.
Serie capolavoro, nella sua magnifica disturbante incompiutezza.
Vado a rivedermi tutta la filmografia di questo geniale regista, eternamente ribelle. Grazie, David. Anche per il tuo Gordon Cole, ineccepibile.
E se Kyle MacLachlan non vince niente mi arrabbio. Nei panni del solo Bad Cooper spacca molto più di un Negan qualsiasi.
Laura Dern una Diane magnetica e ambigua, Grace Zabriskie Nuova Regina del Perturbante, sempre gradita Sheryl Lee nel suo ruolo chiave.
Già, chiave, sì. Laura è la chiave, diceva la compianta Log Lady.