domenica 25 giugno 2017

E' arrivato il momento: Gli orrori di H.P Lovecraft

L'intero post contiene qualche SPOILER in libertà

Descrivere quello che ho avvertito dentro di me quando mi sono avventurato negli scritti di questo magnifico autore è impossibile; è un qualcosa che appartiene alla sfera dell'innominabile, direbbe il narratore di un suo racconto. Uno dei tanti sfortunati protagonisti di HPL, che non possono far altro che cedere all'orrore con cui si trovano a incrociare lo sguardo. Morendo o impazzendo.
Difficilmente c'è una risoluzione positiva nel mondo di Lovecraft, diversamente da ciò che talvolta accade nelle opere degli epigoni dell'autore o in quelli che si possono tranquillamente definire omaggi moderni.
I mostri inventati da Lovecraft nel celeberrimo Ciclo di Cthulhu non appartengono a niente di conosciuto, non si possono collegare minimamente ad un qualcosa di umano e nemmeno di animale. Sono creature superiori agli esseri umani, non sono interessati a noi e al contempo puntano a volerci dominare con la minaccia della loro pestilenziale, orrenda, macabra presenza.
Non sono le formiche giganti di quello che ho trovato come un deludente omaggio kinghiano all'autore, Revival.
Sono divinità blasfeme che opprimono l'umanità, non si può che rimanere sconfitti da loro.
I nomi sono tanti. Nomi altisonanti come Cthulhu, Yog-Sothoth, Shub-Niggurath, Dagon.
Si trovano città malefiche e inquietanti: ad esempio la tenebrosa Arkham, che ospita un luogo di culto per occultisti o aspiranti tali: la Miskatonic University. Lì si nascondono tomi empi e terribili, libri malefici come il Necronomicon dell'arabo pazzo Abdul Alhazred.
Ci sarebbe da citare Dunwich, una delle città più memorabili inventate dall'autore, teatro di un Orrore davvero indimenticabile. C'è poi Innsmouth, un posto accogliente. Piccola cittadina di mare dove gli uomini che la abitano...non sono esattamente uomini.
Ma entriamo nel dettaglio. Vi faccio strada negli abissi.


Consigli Lovecraftiani

Tra scritti, saggi letterari, lettere ad amici scrittori, componimenti poetici, ci sarebbe di che parlare.
Però io mi limito ad elencare ciò che trovo sia il meglio dell'autore.
Il nucleo principale della sua opera per me è il Ciclo di Cthulhu, è la serie di racconti e romanzi brevi per i quali probabilmente Lovecraft è ancora oggi celebrato.
Sono storie apparentemente scollegate tra loro ma hanno in comune la tendenza a mescolare generi apparentemente distanti come la fantascienza e l'horror, rendendole una sola cosa. In un modo piuttosto sorprendente.
Le trame sono apparentemente schematiche ma questo è dovuto al fatto che HPL pone al centro di tutto le location e l'orrore che le circonda. Quindi più che i protagonisti umani sono i luoghi e i mostri a far da padroni nel modo di raccontare del Solitario di Providence.
Spesso c'è la lenta scoperta, il disvelamento di una realtà oscura che si rivela insopportabile agli occhi degli uomini. E le conseguenze spesso sono assolutamente terrorizzanti.
Pensiamo a quello che a tutti gli effetti si può considerare il mio racconto preferito di Lovecraft, “La Cosa sulla Soglia”, che vede lo sventurato Edward Pickman Derby imbattersi in Asenath Waite, una dark lady con una malsana passione per l'occulto e la magia.
Quando si dice trovare la donna sbagliata: nelle confessioni al suo amico, cioè al narratore, Derby rivela l'ambigua mefistofelica natura della donna man mano che l'orrore si ingigantisce e penetra nel cervello del lettore.
Momenti come gli incubi deliranti di Derby o le terribili “gite”ultraterrene nella testa di Asenath non si dimenticano.
Potremmo pensare anche a “Dagon” e al suo realistico ma terribile epilogo; ai segreti di famiglia del succitato “L'Orrore di Dunwich”, in cui si arriva ad aprire la strada per il mondo ad uno dei Grandi Antichi...tramite l'inquietante personaggio di Wilbur Whateley; pensiamo poi a “L'abitatore del buio”, risposta ironica di H.P ad uno dei racconti lovecraftiani di Bloch, “Il divoratore giunto dalle stelle”, in cui un alter ego dello scrittore moriva tragicamente ucciso da una sorta di vampiro spaziale. Lovecraft risponde difatti con il tragico destino di Robert...ehm... Blake.
A cui ha chiaramente pensato anche Alan Moore nel suo serial horror a fumetti, "Providence".
Cito per ultimo ma di certo non è da trascurare l'agghiacciante crescendo di inquietanti testimonianze de "Il richiamo di Cthulhu", in cui il "mostro" più iconico dell'autore si mostra in tutto il suo ultraterreno, possente, crudele splendore. Nei sogni e nella realtà.
Poi ci sarebbero da citare anche le storie più marcatamente horror: nate probabilmente come omaggi a Poe, sono diventate ormai anche quelle delle chicche di horror classico.
Si può parlare di perle parlando di storie come “Il tempio”, “Il segugio”, “L'estraneo”, “Lui”, “La tomba”, “Nella cripta”, “Herbert West, Rianimatore”.
Ce ne sarebbe di cose da dire, ad esempio che ancora oggi si sente l'influenza dell'orrore lovecraftiano in tante opere moderne. Nei film, nei videogiochi, in quasi ogni media.
Senza Lovecraft non avremmo avuto il bellissimo film di Carpenter “Il Seme della Follia”, probabilmente il miglior film lovecraftiano mai creato, nonostante non sia prettamente ispirato ad un racconto di HPL in particolare bensì a certe atmosfere ben precise.
Senza il Solitario di Providence non avremmo avuto i Miti di Cthulhu e nemmeno la loro “continuazione” secondo altri autori: contemporanei con cui scambiava una fitta corrispondenza oppure altri scrittori che l'hanno omaggiato. Lo fanno ancora, lo faccio anch'io seppur per puro divertimento di fan...e con risultati non eccelsi.
Nella prossima e ultima gita nell'orrore cosmico, introdurrò quello che per me è il meglio della produzione “apocrifa” sui Miti.


L'Orrore a seguire: I continuatori dei Miti di Cthulhu

Avendo letto una buona parte della produzione dei contemporanei, posso dire che dal mio punto di vista i migliori autori sono : Robert Erwin Howard , il creatore di Conan il Barbaro, autore che si è cimentato in diversi lati della weird fiction. Ha dato vita ad ottime creazioni macabre di stampo lovecraftiano come ad esempio “La Pietra Nera”, gioiello tenebroso e dai momenti imprevedibilmente violenti e splatter; ci sarebbe da parlare anche del già citato Bloch, che da giovane inanellò una serie di racconti in puro stile Lovecraft, compiacendo non poco il suo illustre corrispondente.
Quaderno trovato in una casa deserta” per me è il miglior racconto che Bloch abbia mai scritto sui Miti di Cthulhu: parte da situazioni ordinarie e poi sfocia nel macabro e nell'incredibile, senza staccare lo sguardo trasognato nei confronti del fragile giovane protagonista che si trova faccia a faccia con la presenza degli shoggoth.
Pure Frank Belknap Long ha messo a segno un paio di bei brividi in "piccolo" formato: “I Segugi di Tindalos” e “L'orrore dalle colline”, romanzo breve che introduce un nuovo dio maligno, come spesso facevano altri scrittori impegnati sul filone: qui conosciamo il terribile, elefantiaco Chaugnar Faugn.
Autori moderni si sono cimentati con esiti alterni con i Miti, ma per me quello che (letture future permettendo) ha lavorato in modo più originale è stato quell'autore che recentemente sul tema mi ha un po' sorpreso negativamente: Stephen King.
Nel corso di vari decenni King ci regala:
- Una perla grezza ma già levigata con pietre di pericolosi meteoriti, (ogni vaga citazione da HPL è puramente voluta) “Jerusalem Lot”, che fa non solo da probabile prologo a “Le notti di Salem” (capolavoro kinghiano sui vampiri classici e non molto amorosi) ma costituisce il primo ottimo risultato di Stephen King in campo “Cthulhu e compari”. Orrore molto fisico ma con punte di lirismo macabro.
- “Crouch End” cioè l'apice della produzione del Re in stile HPL. IL racconto moderno ispirato all'autore, per come la vedo io.
Londra. Una donna denuncia alla polizia la strana scomparsa del marito avvenuta durante una visita nei sobborghi meno conosciuti della città. Sotto gli occhi del lettore si attiva una forte empatia, come non di rado accade con l'autore del Maine.
Poichè il racconto di Doris Freeman si farà sempre più contorto e denso di nefasti accadimenti...come quando lei racconta di aver letto il titolo agghiacciante di un articolo durante la “piacevole" gita col marito. “Sessanta dispersi nell'orrore sotterraneo”.
Ciò che accade sotto terra o nei luoghi più remoti della Terra e del cosmo, come ci ha insegnato Lovecraft, è spesso sottratto ai nostri occhi ma cosa succederebbe se certe orribili esistenze riemergessero per conquistarci?
Pensateci e auguratevi che non ristampino mai un libro di Sutter Cane.










mercoledì 21 giugno 2017

Alan Moore alle prese con i mostri di Lovecraft

Il Cortile e Neonomicon


Avevo promesso di parlare di Lovecraft e affini. Oggi è venuto il momento, anche se lo farò introducendo le opere di un autore leggermente conosciuto, un certo Alan Moore.
Ho cominciato ad interessarmi a Moore con The Killing Joke, storia che reputo in assoluto la migliore mai scritta sul rapporto tra Batman e la sua nemesi storica.
Ma passiamo a parlare di Neonomicon, il mio primo approccio al Moore lovecraftologo.
Considerato come un lavoro “alimentare” ha preso invece un posto d'onore nel mio cuore di fan di HPL, anche se Moore, anziché suggerire, mostra ed eleva gli orrori cosmici a qualcosa di diabolicamente perverso, come nella scena clou che descriverò nella sezione spoilerosa più avanti.
E' una bella storia, introdotta dal breve incipit “Il Cortile”, adattamento di Anthony Johnston di un racconto di Moore.
Si parte in quarta con il protagonista, Aldo Sax, che per l'FBI indaga su alcuni tremendi delitti a New York.
Dopo varie vicissitudini il Nostro si trova di fronte all'orrore e ne esce...diciamo...non bene.
Il cuore del volume, “Neonomicon”, è sceneggiato dallo stesso Moore e disegnato, come “Il Cortile”, dal bravissimo Jacen Burrows.
Si va avanti con vari personaggi , cercando di scoprire la verità sui delitti e sulle nefande mostruosità che albergano negli abissi...e forse anche dentro di noi.



Sezione SPOILER (non legga chi non ha letto il volume)

Se dovessi stilare una top 3 dei momenti topici del racconto direi:

1. La scena della piscina, da quando le cose precipitano e Warren viene ucciso fino all'arrivo dell'Abitatore del Profondo e le conseguenze a seguire.
In tutto questo sesso perverso che Lovecraft mai si sarebbe sognato di descrivere e momenti decisamente sopra le righe. Ma Moore scrive bene, quindi almeno io non sono rimasto così “schifato”.
2. Da “Il Cortile”: Aldo Sax impazzito che uccide la vicina di casa, inanellando parole in Aklo.
3. La scena precedente, nella quale Sax entra in casa di Carcosa e finisce per avere visioni da incubo destinate a farlo impazzire. Molto alla Lovecraft, davvero.


Gran bella storia...e meno male che doveva essere un Moore alimentare.



Funghi di Yuggoth e altre colture

Delle tre esperienze Mooriane su Lovecraft questo libro mi ha convinto meno, forse perchè contiene anche storie che hanno ben poco a che spartire con gli orrori di matrice lovecraftiana.
Però quelle storie in qualche modo sono importanti: due, cioè “La Collina di Zaman” e “Recognition”, sono precedenti a “Il Cortile”.
Il fulcro del volume sicuramente è “Le Creature di Yuggoth”, una serie di storie a fumetti collegate da una cornice narrativa molto precisa che lega tutto.
Le citazioni ai mostri di HPL si sprecano ed è tutto molto vario e tutto sommato interessante.

Certo mai mi sarei immaginato che la serie di 3 volumi appena conclusa da noi sarebbe diventata la mia opera prediletta di Moore su Lovecraft, seguita a ruota da Neonomicon come indice di gradimento personale.



Providence


Ci troviamo negli anni '10 e il giornalista Robert Black vuole dedicarsi a qualcosa di fantastico, un romanzo che sappia portare il lettore a leggere qualcosa al di fuori dalla realtà.
Ma la realtà, si sa, può giocare brutti scherzi.
Ha inizio un'avventura per certi versi opposta all'exploitation quasi ironica di Neonomicon, Providence è un lavoro piuttosto complesso che strappa definitivamente Moore al rischio di comporre un semplice omaggio poco originale. Moore espande a suo modo i miti di Cthulhu, facendo un interessante lavoro di metanarrativa, che troverà il suo culmine nel finale. Il volume 3 riscatta anche dei momenti degli altri due che francamente avevo trovato un po' verbosi e prolissi (vedere alla voce “Zibaldone”).
Degni di nota i disegni di un Burrows al suo meglio, tratta con disinvoltura scene di dialogo e scene di atmosfera.


Top 3, quindi massimi SPOILER:

1. Tutta la parte, abbastanza deviata e straniante, su Elspeth Wade, che omaggia in chiave moderna quello che forse è il racconto di HPL che preferisco, “La Cosa sulla Soglia”.
2. Il crescendo finale dell'opera, ossia la parte più metanarrativa, in cui non solo Moore fa del suo meglio per stordirci con fatti reali e fantastici, ma si ricollega in modo geniale a Neonomicon.
3. Di certo la presenza di Lovecraft non è forzata e viene rispetatto il suo carattere e il suo modo di parlare e di porsi con gli altri, come testimoniato dalla sua corrispondenza con il circolo di scrittori amici.




Moore ha decisamente fatto centro. Consiglio ai fan di Moore e di Lovecraft di leggere tutta questa epopea cosmica ricreata dall'autore.